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Luoghi di guarigione > Fratel Cosimo
LA PREGHIERA DI FRATEL COSIMO
PORTA L'ANIMA PIU' VICINA AL SIGNORE
di Marlène Reichmuth
Era il sabato dopo l’incontro con Fratel Cosimo, durante la grande celebrazione della messa del primo sabato del mese, il 7 luglio 2001. Avevo discusso, poco prima, con altri pellegrini sul significato dell’Eucarestia. In quanto protestante e per giunta ugonotta da parte della famiglia di mia madre, avevo sempre pensato di poter mettere da parte questo argomento della comunione. Fino alla su menzionata messa, non pensavo niente di particolare riguardo l’Eucarestia e la comunione. Mi recavo spesso alla messa la domenica, al convento mariano di Einsiedeln, ma non andavo mai alla comunione; mi dicevo che tutto quello era qualcosa che riguardava i cattolici. Parlavamo dunque con altri pellegrini per capire se Cristo è veramente presente nell’Eucarestia o se invece si tratta solo di un simbolo – idea, sembra, largamente diffusa – e se, in quanto protestante, io avessi il diritto di ricevere la comunione alla messa. Mi hanno risposto di no. Mi ricordo di aver esclamato che se Cristo era realmente presente, Egli avrebbe chiamato tutto il mondo!
La messa era terminata. Non ero andata a ricevere la comunione. Aassistevamo alla processione della Santa Ostia. Fratel Cosimo pregava ad alta voce la preghiera d’intercessione. È stato durante questa processione, quando la Santa Ostia è arrivata alla mia altezza, che io ho sentito senza alcuna ombra di dubbio, la reale presenza di Cristo nell’Eucarestia. Si tratta di una percezione che non ha niente a vedere con un concetto intellettuale o con una educazione religiosa o una specie di stato indotto da ipnosi collettiva, come può prodursi quando ci si trova in mezzo a un grande assembramento di persone. Avrete forse letto: «Dio esiste, io l’ho incontrato», di André Frossard, ex comunista ateo, che «è stato convertito» all’improvviso, mentre era seduto in una chiesa aspettando un amico. Penso che si tratti di un avvenimento simile. Una certezza assoluta che si impone con chiarezza, come se fosse sempre esistita nella mia coscienza. L’ho percepita come una verità esistenziale che non può essere rimessa in causa e che non lo è mai stata. È accaduto tutto in una frazione di secondo. Il tempo era come sospeso. Mi ricordo di aver ascoltato con un' intensa concentrazione la preghiera di Fratel Cosimo. Le parole sembravano farsi precisamente strada nell’anima, «come una spada che recide», e in questo momento ricordo di aver sentito molto distintamente dietro a me delle persone gridare, mosse in modo manifesto da una forza non dipendente da loro (un caso di possessione?), delle imprecazioni violente, la parola “maledetto” soprattutto, quando l’ostensorio si è avvicinato ad esse. Queste reazioni erano ancor più sorprendenti perché era evidente che erano incontrollate. E questo mi ha fatto spontaneamente dire, più tardi, che se molti cattolici sono giunti a dubitare della presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, il Diavolo e i suoi demoni ne sono pienamente convinti (vedi su questo argomento, René Laurentin : «Il Demonio, mito o realtà», il capitolo sugli insegnamenti di Gesù).
Da allora, questa percezione della presenza di Cristo nell’Eucarestia si è sviluppata con le preghiere e le comunioni in chiesa, senza che mai un dubbio si fosse infiltrato nel mio pensiero e senza che cercassi di spiegarla o di comprenderla attraverso letture teologiche, tanto non era necessario. Semplicemente, quando, nel libro di René Laurentin, «Vita autentica di Gesù Cristo», ho letto il passaggio riguardante l’Eucarestia, ho constatato la perfetta corrispondenza fra ciò che avevo provato e ciò che leggevo, con la differenza che la mia esperienza si è incisa in me e non ho bisogno di insegnamento! Del resto, se avessi letto questo passaggio prima di andare da Fratel Cosimo, quell’argomento mi avrebbe per lo più interessata, ma certamente non convinta, malgrado tutto il talento di scrittore di René Laurentin.
Che cosa accadde in seguito?
I Frutti
Tutto quello che è successo potrebbe essere considerato come il prodotto della fantasia, cosa che accade spesso a delle persone ingenue o facilmente impressionabili, se non ci fossero stati dei frutti.
L’effetto è stato immediato, sotto forma di un desiderio spontaneo e irresistibile di pregare, come una sete inestinguibile. Non sapendo bene come rispondere a questa sete, ho preso un rosario. Io che non avevo mai trovato la preghiera del rosario degna di interesse, poiché mi dava l’idea di formule ricantate, mi sono messa a provarlo, pensando che, se la Madonna ama realmente questa preghiera, Lei mi avrebbe istruita. Ho dunque cominciato, prendendo delle grandi libertà, concentrandomi semplicemente sull’immagine della Madonna nella cappella di Fratel Cosimo. Poi i “misteri” si sono integrati da soli, portandomi, senza che me ne rendessi conto, verso la contemplazione. Conservo sempre la libertà d’improvvisare, di aggiungere altri misteri secondo l’ispirazione, sempre sorpresa di trovarmi confermata da L. M. Grignion de Montfort, il quale “dava prova d’inventiva e di libertà”, (Il Libro d’Oro, pag. 410). L’importante, come dice Fratel Cosimo, è che il cuore sia toccato. La cosa più straordinaria è che questa preghiera mi affascina sempre di più ed è, secondo i giorni, una sorgente di gioia, di rinnovamento, di liberazione e di pace. Mi trovo assorbita dalla preghiera come si può essere assorbiti da un libro appassionante, al punto da dimenticarsi e dimenticare ogni altra contingenza del reale. Ed è questa la grande differenza in rapporto a “prima”: prima pregavo, si, ma mi sembrava che le mie preghiere si perdessero nella "immensità" del Cielo. E quando avrei voluto meditare su certi passaggi della Scrittura, potevo pensare, analizzare, tentare di percepire, ma senza mai raggiungere uno stato di riposo dello spirito. La preghiera dovrebbe essere un ponte che ci unisce al Cielo. Ebbene, io avevo l’impressione di essere soltanto con me stessa. Ricolma di me stessa e delle mie idee su Dio, ecco quale era il mio stato. Mentre ora, la preghiera mi libera, e questo è infinitamente prezioso. Al Vescovo di Locri, Monsignor Bregantini, che mi chiedeva, durante la visita di René Laurentin, la mia testimonianza, ho detto di aver ricevuto, grazie alla preghiera di Fratel Cosimo e alla rivelazione dell’Eucarestia, un desiderio spontaneo e irresistibile di preghiera e ricordo di aver contemporaneamente pensato: "Ciò che sto dicendo come può impressionare un uomo di Chiesa che è egli stesso sempre in preghiera? Non è forse banale?". Ebbene no, poiché Fratel Cosimo ci porta là dove la preghiera diventa sorgente interiore, Vangelo rivelato. Le chiese non sono forse vuote perché Dio sembra tanto lontano e la preghiera vissuta come un dovere noioso?
Così, nel mio primo incontro con Fratel Cosimo, gli avevo chiesto di condurmi, con la sua preghiera, più vicina a nostro Signore Gesù, senza troppo sapere ciò che chiedevo, come quando ci si getta in acqua. E quella domanda è divenuta realtà. La preghiera di Fratel Cosimo mi ha realmente messa in moto in un modo straordinariamente efficace, nella direzione di Cristo e mi ha dato lo strumento indispensabile perché mi ci possa avvicinare: la preghiera. È un lungo cammino, ma l’importante è avanzare, “essere rilanciati nella luce”, per riprendere le parole di René Laurentin. Io non sono la sola a cui è successo questo, dopo aver incontrato Fratel Cosimo. Innumerevoli pellegrini hanno fatto la stessa esperienza e mio marito può testimoniare di aver ricevuto lo stesso slancio verso il Signore. Possa dunque ogni persona, che va a trovare Fratel Cosimo e la Madonna dello Scoglio, sentirsi interpellata come Pietro sulla riva del lago, quando Gesù risuscitato gli chiese: “Simone di Giovanni, mi ami tu?” (Gv 21,15). Oppure come Eugenio Zolli, grande Rabbino di Roma durante la seconda guerra mondiale, che è divenuto cristiano, perché leggendo il Nuovo Testamento, non poteva impedirsi di amare Gesù. (Prima dell’Alba, Eugenio Zolli). Poiché, in definitiva, come Fratel Cosimo ripete sempre, bisogna aprire il proprio cuore a Cristo.
Marlène Reichmuth
Traduzione dell’articolo pubblicato nella rivista francese Chrétiens Magazine, n° 159, Aprile 2003
Foto: Patrizia Cattaneo ©
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